Gianni Mandolesi Racconti e storie di un personaggio riminese

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IL PERSONAGGIO

 

Avviene quindi che nella Vita alcuni si dedichino a far soldi, altri, i più illuminati, a sperperarli, altri ancora ad insidiare gli/le/lo appartenenti al sesso opposto, o mediano, o transitorio, ed i migliori a far sorridere il prossimo, chiunque esso sia, ancorché non meritevole di tanta attenzione ed affetto.

Gianni apparteneva a quest'ultima categoria, quella dei generosi. Sempre disponibile, in ogni frangente, per ogni occasione, per qualunque motivo ed in modo particolare se " c'era da ridere " ( o da far ridere , per raggiungere il quale scopo occorre a volte apparire come sciocchi agli occhi degli autentici sciocchi, dei sempre seri ).

Alcuni lo utilizzavano per rallegrarsi o per rallegrare le compagnie di ospiti vari, altri, moltissimi, cercavano di rallegrare lui, perché in verità Gianni era il più triste di tutti. Averlo alla propria tavola, fosse champagne e caviale ( Krug, solo Krug, fortissimamente Krug ) o pane e acciughe e sangiovese, era una sensazione di incomparabile gioia.

In ogni casa dove fosse invitato, in ogni ristorante alla moda, egli si presentava con abito perfetto ed in sicura sintonia con l'ambiente che andava ad incontrare.
Chi non ricorda le sue perfette grisaglie e quelle lucidissime impeccabili scarpe nere, o testa di moro, rigorosamente inglesi, fatte logicamente a Firenze, dove, diceva lui, i veri inglesi andavano ad ordinarle su misura , il candore della camicia, perfettamente stirata dalla Nonna , con amorevole cura e senso di rassegnazione.

Vestito da cacciatore ( safari ) se al tavolo sapeva esserci qualche giramondo come lui, logicamente da contrastare con amorevole benevolenza ( stai zitto, brutto grezzo, che non capisci un cazzo ) da motociclista easy rider, da ingegnere cementifero ( ... ma questa e' un'altra storia ) o collezionista di francobolli rarissimi e, proprio per questo motivo , introvabili.

Da ciò il valore incommensurabile della sua esclusiva collezione. La Bugia, anzi la Storia, partiva piano , con moderazione, da molto molto lontano. Esaurito il cicaleccio sgradevole ed inutile della prima mezz'ora, nella quale tutti provano la voce e studiano la postura, e le signore confrontano ori e foulard, alla prima occasione di silenzio perfetto, ma sicuramente non prima che l'ottimo vino ( solo vini di gran corpo e di gran classe .... ma anche questa e' un'altra storia ) avesse diffuso quel senso di calore e di dolce sopore indispensabile ad un ascolto estasiato e pregnante, Gianni partiva per il Suo fantastico viaggio.

Un leggero colpo di tosse, un po' di borbottamento, l'arricciamento del baffo, le labbra spinte in avanti con movimenti ripetuti, in rapida progressione, erano i segnali, per noi chiarissimi, che la Storia andava a cominciare. Da quel momento in avanti nessuno poteva ( osava ) parlare ma solo annuire, ammiccare, dare segni di autentica sorpresa, di convinta partecipazione, approvazione assoluta, meravigliato interesse.

Gianni parlava, veleggiava, volava, senza sbagliare un verbo, senza sbagliare un conto o il numero dei metri cubi di cemento usati nella costruzione dell'ultima diga eretta nel centro del Brasile; si, proprio quella che poi rovinò al suolo, distrutta alla base dal morso indifendibile ed implacabile dei piranha cementiferi.

E dire che fino ad allora Gianni era rimasto quasi in silenzio, seminascosto agli occhi dei nuovi Ospiti che voleva/doveva stupire e sorprendere, solo rispondendo bofonchiando, alle domande che solo gli Amici più cari potevano porgergli e che, guarda caso, si riferivano sempre alla fine di un suo presunto amore ....ma anche questa e' un'altra storia .

L'aggancio era fulmineo, preparato, predisposto. Le vittime individuate con chiarezza ( le vittime erano gli Ospiti nuovi, quelli che ancora non avevano avuto la fortuna di conoscerlo mentre i beneficiati erano gli Amici spettatori, affascinati e plaudenti, pronti a sostenerlo, se necessario ... ma anche questa e' un'altra storia .)

Gli ingegneri erano la sua passione e la sua primaria specialità non disdegnando comunque tutte le professioni liberali quali l'avvocatura, la moda, il collezionismo più raffinato e costoso, la magistratura, i consigli di amministrazione di grandi banche, la direzioni di blasonati alberghi , del tipo Savoy di Londra , dove, secondo lui, incredibili clienti si disputavano a colpi di mazzette di sterline il titolo di uomo più ricco dell'Impero Britannico. In effetti Gianni conosceva perfettamente il mondo del Savoy perché, in un passato molto remoto, vi aveva lavorato in qualità di apprendista aiuto cameriere ... ma anche questa e' un'altra storia.

Pur mantenendo il Gianni un perfetto aplomb e senza mai eccedere nel gesto e nella voce, la storia si arricchiva ad ogni parola, ad ogni figurata situazione, riallacciandosi ed intersecandosi con altre storie di eguale ricchezza ed immaginazione, così, tanto per sbalordire sempre più e togliere spazio ad eventuali, ancorché improbabili, diffidenti ed inopportune richieste di precisazioni.

Si doveva stare sulla fiducia, proprio quella che Gianni ispirava di primo acchito. I vini venivano rimpiazzati e sostituiti seguendo il procedere lento e caldo della cena, così come le sue Storie, dove l'una riprendeva l'altra e la sostituiva, in un vortice di fantasia e di piccole, ma proprio piccole, incontestabili verità che altro non erano se non base e struttura e puntelli sui quali reggere le colorite storie, apparentemente logiche, organizzate bugie. Il rito del wiskey ( pardon dei wiskeys ... ma anche questa e' un'altra storia e ne sanno qualcosa Sergio & Nadi ) e del sigaro cubano, suggellavano quell'opera d'arte che con i racconti aveva creato.

Nella luce azzurrognola del fumo, comodamente sprofondato, con fare padronale, nella poltrona migliore, in quelle nuvole leggere sembrava che Gianni se ne andasse, gli occhi socchiusi, sognante, appagato, seguente le storie che lui stesso aveva inventato ed alle quali lui stesso ormai credeva ciecamente.
E così in effetti fece, in un bel pomeriggio di ottobre, cavalcando quella moto che tante volte aveva domato.
Ma non quella volta, non quel giorno.

L'aria era mite, il sole ancora caldo, proprio un bel giorno per morire. Gianni lo scelse forse con cura, per uscire dalla scena, come solo i grandi attori sanno e possono fare.

Gianni....!!, quanto ci manchi.