Gianni Mandolesi Racconti e storie di un personaggio riminese

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Quella sera due giovani professionisti svedesi s’avventurarono alla Taverna degli Artisti in cerca di riconoscimenti. L’uno era architetto, l’altro ingegnere.
In Taverna non era difficile incontrare professionisti affermati e arrampicatori sociali di ogni genere, ma i due malcapitati non avevano fatto i conti con Gianni che interloquiva a piacere su ogni argomento stimolasse la sua fantasia.
Fu così che, fra un bicchiere e l’altro, coi due intavolò una fitta ed articolata conversazione, partecipi gli amici fedeli custodi delle sue bugie.
A un certo punto del vago conversare sul tutto e sul nulla, l’attenzione s’incentrò s’un punto preciso.
I due, magnificando i loro progetti, pieni di sé e di vino, affermarono ch’erano in procinto di partire per l’Amazzonia, certi di concludere buoni affari, nella progettazione e realizzazione di ponti e dighe necessarie allo sviluppo dei numerosi paesi viciniori.
Gianni, che non aspettava altro, si avventò sui due sventurati come una iena: “Ma siete impazziti?
Vi dà di volta il cervello?
Non sapete che su tutto il Rio delle Amazzoni razziano i pirañas cementiferi?
Un mio amico ingegnere (fece un nome di spicco conosciuto nel mondo accademico) è andato fuori di testa proprio per questo; la sera facevano la gettata di calcestruzzo per ingegnerizzare i piloni di cemento armato, l’indomani era tutto sparito.
I pirañas cementiferi, in una notte, ne avevano fatto scempio!”
I due professionisti rimasero interdetti, perdendo tutta la loro iniziale baldanza e la favella; non si sa se a causa dell’aggressione verbale di Gianni o per i fumi dell’alcool ingerito, e di lì a poco si accomiatarono mesti, mentre il nostro, sempre più ringalluzzito, come buon padre, impartiva loro le ultime raccomandazioni nel caso fossero sempre intenzionati ad avventurarsi nell’impresa.

c.f.