Quando allegri brindavamo e cantavamo durante le nostre cene, Gianni si univa al coro con la sua personale interpretazione. Arrivati al ritornello della sua canzone preferita: "ANCHE A DIGIUNO SAPPIAM MARCIAR" a squarciagola così cantava: "ANCHE A DIGIUNO NE FACCIAM TRE!", poi ripeteva saltellando e alzando il braccino simboleggiava con le dita, come volesse dare una benedizione:
“TRE, TRE, TRE!”
c.f.