Gianni Mandolesi Racconti e storie di un personaggio riminese

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 << Gianni al San Domenico di Taormina

 

Continua la narrazione di Geppe (Giuseppe Anelli) sul viaggio in Sicilia:

<<Il nostro viaggio in moto registrò innumerevoli tappe; una di queste fu Taormina.
Due amiche avevano intrapreso la nostra stessa avventura ma erano partite in aereo, giunte, poi, a Palermo avevano noleggiato un’auto, seguendo un percorso predisposto da un’agenzia di viaggi, con tanto di calendario di prenotazione presso i migliori alberghi e delle zone da visitare.
Io, Gianni e Renato, sapevamo, dunque, in quale giorno e in quale albergo sarebbero giunte. Arrivammo il giorno stabilito al San Domenico di Taormina.
Ora il problema era entrare in quell’hotel di lusso paludati come eravamo: neri, sporchi, seminudi, Renato ed io ci vergognavamo come ladri; Gianni al contrario appariva sempre sicuro di sé ed affrontò la situazione. In quell’occasione Gianni indossava occhiali da saldatore con lunetta apribile, giaccone d’alpino, pantaloni corti e sandali ai piedi; dalla moto pendeva una damigiana di vino con infilata la canna per il travaso e due graticole.
Davanti all’ingresso c’è un ragazzo in divisa (voiturier) che gli va incontro quando scende dalla moto e mette il cavalletto.
Gianni lo apostrofa immediatamente: “Se la tocchi, t’ammazzo!” varca la soglia, si reca dal portiere e si presenta: “Sono il Barone Mandolesi von Aschenbach (stesso nome usato a Cortina per entrare in sala di rianimazione) vorrei vedere le signorine tal dei tali”.
Il portiere, senza battere ciglio le fa avvisare, mentre Gianni si siede ad un tavolinetto recante un secchiello vuoto per champagne ed ordina con sussiego un Krug e che qualcuno faccia entrare gli amici.

Era un divertimento stare con Gianni, era uno che sapeva stare al mondo!>>.

c.f.