Insieme a lui c’erano: Antonio Severi, Giuseppe Anelli (Geppe), Luciano Pari (Cianino), Renato Pelliconi, Tino Mandolesi (il fratello) e Tommaso Di Flumeri (Tom).
Erano dunque in sette! In esoterismo, il numero 7 è considerato un numero perfetto ed espressione privilegiata della mediazione tra umano e divino.
Sette sono le lettere dell’alchemico V I T R I O L (Visita, Interiora, Terrae, Rectificando, Invenies, Occultam, Lapidem), che tradotto significa: visita l’interno della terra (il proprio intimo, la Psiche) e rettificando scoprirai la pietra nascosta, e indagando troverai la tua intima essenza o vera volontà.
Non ho prova che i sette fossero così virtuosi, in compenso di stranezze e gag esilaranti ne capitarono tante e dato che i ricordi degli amici su quel viaggio sono sempre vaghi e non hanno mai né capo, né coda, vi racconterò un episodio accaduto nel mezzo del viaggio di andata.
Fra i nostri eroi nasce una disputa, tutti vorrebbero andare a Malaga, solo Gianni s’impunta e la spunta, convincendoli a optare per Ibiza.
Arrivano al porto di Alicante, ma il botteghino per i biglietti di viaggio è già chiuso.
Allora Gianni s’informa riguardo all’indirizzo dell’addetto, lo raggiunge a casa e col suo fare riesce a farsi rilasciare i documenti necessari per l’imbarco, poi più veloce della luce, torna al porto sventolando il carteggio rilasciatogli.
Ma l’euforia dura poco, poiché gli operai di banchina hanno già provveduto al carico di auto e moto, poi se ne sono andati con gli strumenti relativi.
A quel tempo l’imbarco dei mezzi era effettuato con gru e rete, pertanto non c’era altro modo per far salire i velociferi dei nostri, rimaneva solo una stretta passerella per le persone.
Gianni non si perde d’animo, prende la larghezza della moto più ampia, vede che ci passa e chiede di parlare urgentemente con il Comandante della nave.
Dopo una laboriosa trattativa, il Comandante acconsente a far salire le moto per la passerella, anche perché a quei tempi di cilindrate così grosse non si vedevano e tutto fa spettacolo.
Ma adesso viene il bello!
La passerella non solo è stretta ma è anche lastricata di traverse antiscivolo, perciò devi prenderla a tutta birra se vuoi arrivare in cima, dove due persone devono abbrancare te e la moto, prima che caracolli indietro, col rischio di romperti l’osso del collo. Così dopo l’ardimentoso Geppe, uno dopo l’altro tutti lo imitano caracollando per quei dossi.
Partito male, cade solo Tino ma si riprende e ce la fa.
Quando è il turno di Gianni, buon ultimo, non se la sente, sa di non farcela e così ancora una volta Geppe cavalca il destriero e giunge in cima fra gli applausi scroscianti della folla dei curiosi e dei parenti dei passeggeri che mai avevano assistito gratuitamente a un buon numero da circo, degno dei Fratelli Tomesani, in arte motociclisti acrobati!
c.f.